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venerdì 16 ottobre 2020

L’asteroide Didymos si avvicina minaccioso.

L’asteroide Didymos si avvicina minaccioso. Ecco come Europa e Usa preparano la difesa

È reale il rischio che il pianeta venga colpito da corpi celesti: una sonda della Nasa si schianterà sul suolo dell’asteroide gemello. La missione Hera è prevista nel 2024 

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Minaccia reale

L’hanno battezzata Hera, un nome di peso nella mitologia greca. Rappresentava la divinità patrona del matrimonio ed era la moglie di Zeus, quindi la sovrana dell’Olimpo. Ora è l’ “altra metà” della missione Aida (Asteorid Impact & Deflection Assessment) che Nasa ed Esa stanno preparando, affrontando insieme, per la prima volta, una non facile spedizione di difesa planetaria nella quale scienza e tecnologia si fondono insieme. La minaccia degli asteroidi è sempre più reale come dimostrano le frequenti notizie di corpi celesti di svariate dimensioni che arrivano in prossimità della Terra. Da alcuni anni nei vari Paesi sono attive operazioni di sorveglianza con telescopi terrestri e spaziali. Quelli conosciuti nel sistema solare sono 995.200. 

Minaccia reale




Collaborazione Nasa-Esa

Molti sono concentrati tra le orbite di Marte e Giove, altri viaggiano in orbite diverse e sono considerati i resti fossili delle origini del sistema solare quando si formava 4,5 miliardi di anni fa. Per questo sono soggetti molto interessanti da studiare. Alcuni, circa 23 mila, sono però giudicati pericolosi perché si avvicinano troppo al nostro 

pianeta e rappresentano un rischio. Anche perché le loro orbite, soggette alle interferenze gravitazionali dei pianeti, non sono immutabili e nel loro variare possono diventare minacciosi. Per questo alcuni gruppi di ricercatori cercavano da tempo di esaminare come fronteggiare l’arrivo di un asteroide ipotizzando vari tipi di interventi: dai più violenti come l’invio di ordigni nucleari, ai più lievi come lo spostamento lungo la traiettoria per l’interazione gravitazionale con un veicolo spaziale. L’intervento è comunque complicato ma finalmente le due agenzie spaziali americana ed europea hanno messo a punto un’operazione che rappresenta un primo passo concreto nella giusta direzione. 

Partecipazione italiana

L’anno prossimo, in luglio, la Nasa spedirà verso l’asteroide Didymos di 780 metri di diametro la sonda Dart (Double Asteroid Redirect Test) che in settembre andrà a schiantarsi sul suo piccolo compagno che gli ruota attorno Dimorphos di 160 metri generando un cratere e sollevando nello spazio polveri e frammenti. Nel 2024 partirà Hera che raggiungerà la coppia di asteroidi due anni dopo indagando le conseguenze dell’impatto. Al centro dell’Esoc a Darmstadt (Germania), il cuore europeo del controllo degli asteroidi in orbita, Franco Ongaro, direttore in Esa per la tecnologia, Ingegneria e qualità ha assegnato alla società tedesca Ohb, alla guida di un consorzio di industrie europee, il contratto per 129,4 milioni di euro per realizzare Hera. Il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia ha sostenuto fin dalle prime battute una rilevante partecipazione italiana alla missione sostenendola con il finanziamento di 30 milioni di euro. Di conseguenza il ritorno al nostro Paese è stato rilevante sia sul piano tecnologico che scientifico.

Nasa


Il Cubesat “Milani”

La doppia spedizione è soprattutto tecnologica perché nella fase attuale è indispensabile mettere a punto i sistemi necessari che saranno utilizzati in una futura reale missione di difesa. La quota maggiore del lavoro ricade a Ohb Italia. «Trenta milioni di euro riguardante il sistema e vari sottosistemi», precisa Roberto Aceti, ad della società milanese che condivide progettazione e costruzione realizzando sia gli apparati per la generazione elettrica comprendente dai pannelli solari alla sua distribuzione sia il computer di bordo che coordina le operazioni. A questo si aggiungono le partecipazioni di Thales Alenia Space Italia, che produrrà il transponder per le comunicazioni e per esperimenti di radioscienza, e Avio che fornirà il sistema di propulsione liquida. Inoltre nascerà in Italia uno dei due Cubesat che uscirà da Hera una volta giunta a destinazione, e battezzato “Milani” per ricordare lo scienziato dell’Università di Pisa scomparso di recente, uno dei protagonisti internazionali di maggior spicco della ricerca sugli asteroidi. Milani nascerà a Torino da Tyvak con la collaborazione del Politecnico torinese per la definizione del progetto. 

Il Cubesat “Milani”





Come evitare la distruzione della Terra

«Il compito del nano-satellite italiano sarà quello di studiare da vicino la superficie e di compiere alcune manovre orbitali — precisa Ettore Perozzi che in Asi segue il programma —. Con la missione Hera si misureranno gli effetti della caduta di Dart determinando la variazione del moto di Dimorphos che è l’obiettivo da raggiungere». Un cambio di velocità nel corpo celeste in arrivo farebbe saltare, in una futura minaccia, l’appuntamento distruttivo con la Terra. Il sistema di navigazione e guida del Milani sarà invece opera del Politecnico di Milano. «Ci occupiamo dell’analisi della sua missione — spiega Francesco Topputo — e, appunto, della navigazione che sarà molto autonoma stabilendo dove deve andare e che cosa fare consento una precisa ricognizione. Inoltre ipotizziamo anche la possibilità di atterrare su uno dei due asteroidi, magari vicino al nuovo cratere». 

Come evitare la distruzione della Terra


Inizia l’avventura

Altri contributi alla missione coinvolgono ricercatori di Altec, del Cira di Capua, dell’Università di Bologna e dell’Inaf, questi ultimi impegnati soprattutto per rilevare la massa delle polveri sollevate dall’impatto. Ma ci sarà un secondo Cubesat tutto italiano che sarà imbarcato sulla Dart della Nasa e realizzato da Argotec di Torino. «Questo è frutto di una collaborazione diretta dell’Asi con la Nasa — nota Perozzi — staccandosi da Dart prima dell’impatto ne seguirà in diretta la caduta». Così inizia l’avventura che ci insegnerà come difenderci dai pericoli cosmici.

Inizia l’avventura



Collaborazione Nasa-Esa





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